Pubblicato nel 2006, Cose che non accadono mai è una raccolta di poesie e racconti, tutti scritti in età matura, e arricchiti dai contributi fotografici di Mauro Toniolo. Il libro è impreziosito da una prefazione di Giorgio Todde, scrittore magnifico, e amico che mi manca molto. In quell’anno avevamo presentato il libro così:
Questo è un libro dedicato al desiderio.
Il desiderio che precede e accompagna la conquista di qualcosa, ma soprattutto il desiderio di ciò che non si riesce a conquistare mai.
Ci vuol coraggio e incoscienza per desiderare qualcosa che si può vedere e non guardare, sfiorare e non toccare, mai avere.
Abbiamo incontrato molti coraggiosi e incoscienti di questo tipo, e il libro è dedicato a loro.
A tutti quelli che hanno condiviso con noi la dolce nostalgia di ciò che non accade.
diego ponzin, mauro toniolo, agosto 2006
Al di là dell’innegabile ingenuità compositiva che trapela qua e là, se rileggo quei testi, per me è stato un libro importante, perché in quegli anni riflettevo sul rapporto poesia-prosa, consapevole che, nella prima, cercavo quello che amo nella musica, e che cerco di declinare con il suono del lessico, e un grande amore per i versi in rima.
A titolo di esempio, riporto una selezione dalla sezione Versi Diversi, un tentativo di costruire una poesia da intrattenimento, leggera e capace di strappare un sorriso.
Buona lettura!
Buona notte diversa
La mia ninna nanna ti porta lontano
dormi tesoro
lo sai che ti amo
e fino a domani non ti svegliare
la mia ninna nanna
ti farà sognare.
Se anche nel sonno ricorderai invano
che la tua minestra
sapeva di strano
non è un problema, perché entro mattina
avrà fatto effetto
la mia polverina.
La mia ninna nanna ti porta lontano
dormi tesoro
ti tengo la mano
e anche domani non ti svegliare
oggi tesoro
mi hai fatto incazzare
e mentre tu sogni io sono radioso
dormi tesoro
l’eterno riposo.
Venezia, aprile 2004
Dopocena
Tornammo a casa tardi
dopo molte ore
in frigo c’era solo una foglia d’insalata.
Contro la depressione
abbiam fatto l’amore.
Con che appetito, quella sera t’ho amata!
Rovigno, luglio 2003
Il tuo primo sì
Ricordo la prima volta
che sono uscito con te
e dal freddo siamo entrati in un bar
per un dolce, un qualcosa, un caffè.
Subito la vidi, era l’ultima fetta
salvata da un fato che conosce le mie voglie
“sarà mia…” ho pensato
ma il dramma accadde in fretta
era coi lamponi, crema, un millefoglie.
Ci siamo seduti al tavolo, e poi
la torta è arrivata, l’hai guardata così...
Per buone maniere ti ho chiesto “la vuoi?”
Purtroppo... hai detto subito sì!
Rovigno, luglio 2003
Pranzo di nozze
Al pranzo delle nozze ci siamo conosciuti
arrivai in ritardo, eravate già seduti
il posto accanto a te era l’unico rimasto
ho detto “ciao, mi chiamo Diego” e serviron l’antipasto.
Ti trovai carina, parlai del più e del meno
e intanto di nascosto spiavo quel tuo seno
che dalla camicetta spuntava, accattivante
mangiammo ben tre primi: il pranzo era importante.
Prima dell’arrosto cominciai a desiderarti
per la tua voce calda e quel modo di atteggiarti
quando verso sera arrivò il bollito
non sentivo fame, solo un gran prurito.
Forse fu a quel punto che nacque in me l’errore
bevendo lo sgroppino ti sfiorai la mano
tu mi sorridesti, pensavo per pudore
io, incoraggiato, realizzai il mio piano.
Il pranzo era alla fine, tu continuavi a bere
t’ho fatto scivolare una mano sul sedere
l’ho fatto volentieri e con grande noncuranza
come fossi stato con te solo nella stanza
nessuno dei presenti poteva vederla
invece tutti udirono il suono della sberla
che mi lasciò interdetto, fece molto male
e intanto distribuivano la torta nuziale.
È passato qualche anno, non ti ho più incontrata
la coppia delle nozze da tempo è separata
talvolta sai ti penso, l’orgoglio ormai guarito
rimpiango il nostro incontro subito finito
e ti ricordo bella, la voce, quel tuo modo
la mano un po’ pesante, il culo bello sodo.
Napoli, maggio 2004
Quello che rimane
Mi ha detto la tua amica a cui racconti tutto
che dopo neanche un mese non porti certo il lutto
io che t’ho lasciata non me la passo bene
e sto cercando un senso a tutte queste pene.
Ciò che più mi ha offeso della nostra storia
non è il tuo cuore illeso ma la tua memoria.
Ch’io abbia delle colpe certo non lo nego
ma quando lei ti ha chiesto “hai più sentito Diego?”
...è stato come assistere al mio funerale
sapere che hai risposto: “Diego? ...Diego quale?”
Padova, ottobre 2003