Cose che non accadono mai 
Cleup ;2006; ISBN: 8861290337

Pubblicato nel 2006, Cose che non accadono mai è una raccolta di poesie e racconti, tutti scritti in età matura, e arricchiti dai contributi fotografici di Mauro Toniolo. Il libro è impreziosito da una prefazione di Giorgio Todde, scrittore magnifico, e amico che mi manca molto. In quell’anno avevamo presentato il libro così:

Questo è un libro dedicato al desiderio.

Il desiderio che precede e accompagna la conquista di qualcosa, ma soprattutto il desiderio di ciò che non si riesce a conquistare mai.

Ci vuol coraggio e incoscienza per desiderare qualcosa che si può vedere e non guardare, sfiorare e non toccare, mai avere.

Abbiamo incontrato molti coraggiosi e incoscienti di questo tipo, e il libro è dedicato a loro.

A tutti quelli che hanno condiviso con noi la dolce nostalgia di ciò che non accade.

diego ponzin, mauro toniolo, agosto 2006

Al di là dell’innegabile ingenuità compositiva che trapela qua e là, se rileggo quei testi, per me è stato un libro importante, perché in quegli anni riflettevo sul rapporto poesia-prosa, consapevole che, nella prima, cercavo quello che amo nella musica, e che cerco di declinare con il suono del lessico, e un grande amore per i versi in rima.

A titolo di esempio, riporto una selezione dalla sezione Versi Diversi, un tentativo di costruire una poesia da intrattenimento, leggera e capace di strappare un sorriso.

Buona lettura!

 

Buona notte diversa 

La mia ninna nanna ti porta lontano

dormi tesoro

lo sai che ti amo 

e fino a domani non ti svegliare

la mia ninna nanna

ti farà sognare. 

Se anche nel sonno ricorderai invano

che la tua minestra

sapeva di strano 

non è un problema, perché entro mattina

avrà fatto effetto

la mia polverina. 

La mia ninna nanna ti porta lontano

dormi tesoro

ti tengo la mano 

e anche domani non ti svegliare

oggi tesoro

mi hai fatto incazzare 

e mentre tu sogni io sono radioso

dormi tesoro

l’eterno riposo. 

Venezia, aprile 2004

 

Dopocena

Tornammo a casa tardi
dopo molte ore
in frigo c’era solo una foglia d’insalata.

Contro la depressione
abbiam fatto l’amore.
Con che appetito, quella sera t’ho amata!

Rovigno, luglio 2003


Il tuo primo sì

Ricordo la prima volta
che sono uscito con te
e dal freddo siamo entrati in un bar
per un dolce, un qualcosa, un caffè.

Subito la vidi, era l’ultima fetta
salvata da un fato che conosce le mie voglie
“sarà mia…” ho pensato
ma il dramma accadde in fretta
era coi lamponi, crema, un millefoglie.

Ci siamo seduti al tavolo, e poi
la torta è arrivata, l’hai guardata così...
Per buone maniere ti ho chiesto “la vuoi?”
Purtroppo... hai detto subito sì!

Rovigno, luglio 2003

   

Pranzo di nozze

 Al pranzo delle nozze ci siamo conosciuti

arrivai in ritardo, eravate già seduti

il posto accanto a te era l’unico rimasto

ho detto “ciao, mi chiamo Diego” e serviron l’antipasto. 


Ti trovai carina, parlai del più e del meno

e intanto di nascosto spiavo quel tuo seno

che dalla camicetta spuntava, accattivante

mangiammo ben tre primi: il pranzo era importante.

 

Prima dell’arrosto cominciai a desiderarti

per la tua voce calda e quel modo di atteggiarti

quando verso sera arrivò il bollito

non sentivo fame, solo un gran prurito.

 

Forse fu a quel punto che nacque in me l’errore

bevendo lo sgroppino ti sfiorai la mano

tu mi sorridesti, pensavo per pudore

io, incoraggiato, realizzai il mio piano.

 

Il pranzo era alla fine, tu continuavi a bere

t’ho fatto scivolare una mano sul sedere

l’ho fatto volentieri e con grande noncuranza

come fossi stato con te solo nella stanza

 

nessuno dei presenti poteva vederla

invece tutti udirono il suono della sberla

che mi lasciò interdetto, fece molto male

e intanto distribuivano la torta nuziale.

 

È passato qualche anno, non ti ho più incontrata

la coppia delle nozze da tempo è separata

talvolta sai ti penso, l’orgoglio ormai guarito

rimpiango il nostro incontro subito finito

 

e ti ricordo bella, la voce, quel tuo modo

la mano un po’ pesante, il culo bello sodo.

 

Napoli, maggio 2004 

 

 

Quello che rimane

 

Mi ha detto la tua amica a cui racconti tutto

che dopo neanche un mese non porti certo il lutto

io che t’ho lasciata non me la passo bene

e sto cercando un senso a tutte queste pene.

 

Ciò che più mi ha offeso della nostra storia

non è il tuo cuore illeso ma la tua memoria.

Ch’io abbia delle colpe certo non lo nego

ma quando lei ti ha chiesto “hai più sentito Diego?”

 

...è stato come assistere al mio funerale

sapere che hai risposto: “Diego? ...Diego quale?”

 

Padova, ottobre 2003